L’EGPA (o sindrome di Churg Strauss) è una malattia rara, sistemica e cronica.
Da una malattia cronica non si può guarire, ma esistono valide terapie che, in base al soggetto e allo stato della malattia, possono portare il paziente verso uno stato di remissione e controllo della patologia. Vediamo insieme quali sono le terapie più comuni.
Gli steroidi
La prima terapia dell’EGPA (Sindrome di Churg Strauss) è volta a spegnere la reazione autoimmunitaria. Una volta controllata la fase acuta, l’obiettivo diventa il mantenimento dello stato raggiunto mediante la minore dose di farmaci necessaria.
Un buon controllo di malattia permette non solo un recupero ottimale di eventuali funzioni lese, ma anche una notevole riduzione della probabilità di riaccensione.
I farmaci cardine sono rappresentati dagli steroidi (il comune cortisone, croce e delizia dei malati di EGPA), che hanno cambiato completamente la storia della malattia risultando efficace nel controllo sia della fase acuta sia nel mantenimento e nella prevenzione delle riacutizzazioni. Il loro impiego permette di bloccare l’attività degli eosinofili, la loro migrazione nei tessuti e anche la produzione a livello del midollo.
Gli immunosoppressori
Terapie biologiche
Sono in fase di studio l’impiego di farmaci biologici come nuove strategie terapeutiche per i casi refrattari alla terapia dell’EGPA standard. L’utilizzo del rituximab, anti CD-20, si è dimostrato efficace nella remissione e nel controllo della malattia, sebbene i dati disponibili facciano riferimento a un ridotto numero di pazienti. Altro importante esempio riguarda il Mepolizumab, farmaco il cui bersaglio molecolare risulta essere l’interleukina 5. I risultati degli studi tutt’ora in corso dimostrano che il suo utilizzo determina un rapido controllo della malattia, mentre la sua sospensione porta a una rapida recidiva. Altro esempio è il benralizumab, anticorpo monoclonale sempre mirato all’interleukina 5.
Terapie aggiuntive
Ai farmaci già citati si possono aggiungere terapie mirati per risolvere sintomi refrattari alle cure. I più comuni sono gli spray per il trattamento dell’asma, solitamente a base di salmeterolo e fluticasone propionato, e gli spray nasali per il controllo della rinosinusite e della poliposi, solitamente a base di budesonide con o senza antistaminici. In caso di rinosinusite con poliposi recidivante, inoltre, sono consigliati lavaggi nasali quotidiani con soluzioni fisiologiche o ipertoniche.
Monitoraggio
Il modo più efficace per stare bene e convivere serenamente con una diagnosi di EGPA è controllare l’attività della malattia periodicamente, sottoponendosi a visite a cadenza variabile dettate da esigenze cliniche specifiche.
Il medico valuta lo stato di salute complessivo del paziente con un’accurata visita (anamnesi ed esame obiettivo) rafforzata da esami del sangue specifici, decidendo poi eventuali modifiche alla terapia dell’EGPA.
Fondamentale è il monitoraggio del numero degli eosinofili mediante l’esecuzione di un emocromo con formula leucocitaria, ma anche della loro attività misurando il livello di proteina cationica eosinofila (ECP). Un basso livello di ECP risulta un fattore estremamente positivo.
Altri approfondimenti utili sono determinati dal tipo di terapia dell’EGPA in atto e dallo stato di salute del paziente, con la possibilità valutare la funzionalità degli organi interessati mediante esami strumentali di secondo livello.